“Felice l’artista che nasce dopo morto”. Questo confidò il pittore reggiano Antonio Fontanesi ad un suo allievo e questo fu il suo il suo destino.Una mostra dell’artista, paesaggista romantico vissuto nel XIX secolo, è stata allestita presso il Palazzo dei Musei di Reggio Emilia ed i soci del Club Rotary Reggio Emilia Val di Secchia, insieme al Presidente Liborio Cataliotti, hanno potuto apprezzarla giovedì 4 luglio durante una visita molto partecipata.
Il percorso della mostra inizia dagli ultimi anni della vita dell’artista, lucidamente definito “l’ora più buia”: è il dipinto “le nubi”, presentato alla IV Esposizione Nazionale di Torino e stroncato dal verdetto negativo dalla giuria, che ha accolto i visitatori rotariani al loro ingresso.
Antonio Fontanesi morì dimenticato come pittore; vivo solo nel ricordo dei suoi allievi che ne coltivarono la memoria sino ad ottenere la rinascita della sua eredità artistica.
La mostra attraversa tutti i periodi creativi di questo straordinario personaggio; un patriota ed un cosmopolita che nei suoi paesaggi raccolse e sintetizzo le sue esperienze di vita ed il suo interesse per gli studi scientifici del suo tempo.
Egli nacque a Reggio Emilia ove fu allievo di Prospero Minghetti ed ove iniziò a dipingere. A questo periodo risalgono i pannelli con paesaggi di fantasia dipinti per il Caffè degli Svizzeri di Piazza Grande - che Antonio Fontanesi frequentava per incontrare gli intellettuali ed i patrioti che qui abitualmente si riunivano – che i visitatori hanno potuto ammirare.L’artista viene considerato un pittore piemontese perché a Torino svolse gran parte della sua attività ed ebbe posizione ufficiale di insegnante all’Accademia Albertina - ove si creò numero seguaci - ma visse anche a Genova, Milano, Ginevra, Parigi, Londra, Firenze e Lucca. Dimorò per un breve periodo in Giappone come insegnante nell’accademia di Tokio dove fu apprezzatissimo: il suo amore per la natura, costantemente ritratta in atmosfere velate o (spesso) cupe, fu ben compreso nel paese del Sol Levante e la sua opera diede avvio ad una tradizione di pittura occidentale in terra nipponica. Un rarissimo dipinto dell’epoca ha attirato l’attenzione dei soci del Club molti dei quali si sono soffermati a studiarne la prospettiva.
Il processo di pieno riconoscimento dell’opera pittorica di Antonio Fontanesi, iniziato un decennio dopo la sua morte avvenuta nel 1882, è proseguito per tutto il XX secolo. Numerosi artisti ne sono stati influenzati ed alcuni dei loro dipinti sono esposti al Palazzo dei Musei reggiano: nelle opere di Pellizza da Volpedo, Carlo Carrà, Felice Casorati, Arturo Tosi, tra i molti, si riflette - rivisitata e, talvolta, destrutturata ma pur sempre riconoscibile - l’arte di Fontanesi che, rinato dopo l’oblio, diviene così immortale.
La serata rotariana è terminata nel ristorante TaglieRé di corso Garibaldi con una cena a base di piatti della tradizione locale.