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Governatore Alberto Azzolini   

Presidente Ermanno Ruozzi    

Gita a Venezia

Cari soci, questa volta, non certo per “lavarmene le mani” (perchè voi ben sapete quanto io ami scrivere) ho preferito che fosse un socio di recente nomina a stendere la relazione sull'evento della gita di Venezia. Penso che sia importante che un'iniziativa di questa rilevanza venga descritta da chi è appena entrato a fare parte del nostro Club. Trovo sia un modo, per il nuovo socio, per essere responsabilizzato fin da subito, per mettere a fuoco chi noi siamo, sia collettivamente considerati che singolarmente, per esprimerci le proprie impressioni e d'altra parte, per noi, per constatare con quali occhi ci può vedere chi ha da poco messo piede nella nostra grande famiglia.
Brava Carmen che, appena richiesta di farlo, con tanta spinta ed entusiasmo non ti sei tirata indietro. Ed ora: andiamo a leggere.
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Sabato scorso 20 ottobre un nutrito gruppo di nostri soci, circa un trentina – invitati compresi - è partito alla volta di Venezia.
Fin dall’incontro in stazione, intorno alle 8.45, si respirava un’aria di festa e di allegria come succede ad una scolaresca in gita. Per me poi, che partecipavo per la prima volta ad una gita Rotary, tutto era nuovo ed eccitante.
Va però detto che solo l’esperienza e la lungimiranza dell’Avv. Carmelo Cataliotti (papà del nostro Presidente) ci ha impedito di perdere la coincidenza per Venezia. Se fosse stato per noi, presi come eravamo dalla voglia di chiacchierare e scherzare, non ci saremmo forse accorti (o non avremmo dato il giusto peso alla cosa) che il nostro treno per Bologna delle 9.02 era annunciato con 20 minuti di ritardo. Ritardo che avrebbe potuto  farci perdere il treno (con tanto di prenotazione) per Venezia. Tutto questo sarebbe successo se non fosse intervenuto, come dicevo, l'intervento provvidenziale dell'Avv. C. Cataliotti, dietro il cui suggerimento, siamo riusciti a prendere il treno prima, arrivando così puntuali a Bologna, senza perdere la coincidenza per Venezia.
Durante il viaggio la comitiva ha avuto modo di affiatarsi meglio, approfondendo la conoscenza reciproca, soprattutto per quanto riguarda gli ospiti e per ciò che mi concerne, visto che come neo-socia non conosco ancora bene tutti. Il clima simpatico e rilassato ha così favorito il nascere e il consolidarsi dell’amicizia tra tutti i partecipanti, scopo principale, del resto, delle iniziative rotariane.
L’arrivo a Venezia è stato salutato da un tempo splendido e una temperatura più che mite. Non potevamo sperare in un clima migliore!
Il nostro hotel, l’hotel Principe, a due passi dalla stazione, si è rivelato particolarmente bello e confortevole. La camera del Presidente, poi, era qualcosa di fantastico. Non so se si sia trattato di una coincidenza o di un lusso dovuto alla carica rivestita. So solo che tutti noi abbiamo visitata la super suite e, in fondo in fondo, l'abbiamo anche un po' invidiata.  
Dopo aver depositato i bagagli, ci siamo subito addentrati nelle viuzze e per le calli veneziane, ansiosi di respirare a pieni polmoni l’atmosfera particolare di Venezia, soprattutto in una giornata tanto bella.
Essendo ora di pranzo, la maggior parte di noi si è fermata al ristorante “Acqua Pazza” per mangiare “qualcosina”… E questa in effetti era inizialmente la nostra intenzione, ma poi…tra gli antipasti offerti dalla casa (crostini vari appetitosissimi), la voglia di assaggiare il famoso pesce all’acquapazza, i dolcetti e i liquori alla frutta offerti dal ristoratore davvero deliziosi, in pratica abbiamo fatto un pranzo in piena regola.
Ma ne valeva davvero la pena! Senza contare che abbiamo mangiato all’aperto nella cornice suggestiva e bellissima di Campo Sant’Angelo.
Alle 14.45 ci siamo incontrati tutti in P.zza S.Marco e più precisamente all’ingresso del magnifico Palazzo Ducale. Qui ci aspettavano e si sono uniti a noi anche Luca e Valentina, principali artefici della gita.
Una volta entrati, abbiamo conosciuto la nostra guida, una ragazza molto simpatica e molto preparata.
Dopo averci descritto la struttura interna dello splendido palazzo e i vari stili architettonici che si possono ammirare sulle sue facciate esterne (gotico veneziano, rinascimentale ecc.), dovuti alle varie epoche in cui il palazzo è stato costruito o ricostruito, è passata a raccontarci la storia del Palazzo, degli organi del governo della Città, della compagine dirigente all’epoca dei Dogi, e del sistema politico amministrativo nell’epoca del massimo splendore della Serenissima (tra il XIII e il XVII sec.), rivelandoci come la Repubblica di Venezia avesse norme e sistemi di governo decisamente migliori dei nostri, visto che perseguiva, con rigore e fermezza, l’obiettivo principe di scongiurare qualsiasi forma di corruzione o influenza su chi era preposto a governare o amministrare la giustizia.
Tra queste regole, decisamente efficaci, vi era la continua rotazione delle cariche (che in media duravano da qualche mese a qualche anno massimo) e il divieto assoluto di ricevere denaro, doni importanti o favori di altro genere. Insomma, quasi come ai giorni nostri… !!!
La parte più avvincente riguardava ovviamente i famosi “Piombi”, cioè le prigioni del Palazzo (nel quale, va detto, oltre agli organi di governo della Repubblica, si trovavano anche i Tribunali e le carceri appunto); prigioni che, stranamente, erano situate all’ultimo piano, nel sottotetto, a stretto contatto appunto con il tetto costituito principalmente da lastre di piombo, da qui il nome di “Piombi”. Solo i prigionieri più pericolosi o accusati dei delitti più efferati venivano messi al piano terreno, in celle estremamente umide, tanto da essere chiamate “i pozzi”.
Naturalmente non poteva mancare la storia della famosa evasione di Giacomo Casanova dai Piombi, ma l’approfondimento di questa storia veniva rimandato alla visita diretta della cella, o meglio delle celle nelle quali era stato rinchiuso.
Salita poi la scala di accesso al palazzo, siamo passati davanti alle famose “Bocche di leone”, fessure nel muro dove venivano introdotte le denunce di crimini o malversazioni da parte dei cittadini.
Entrati all’interno, percorrevamo la splendida Scala d’oro e iniziavamo, come da programma, la visita alle stanze segrete del Palazzo, itinerario che è possibile effettuare solo su prenotazione e con accompagnatore specializzato.
In queste stanze, all’epoca della Serenissima, si svolgevano importanti e delicate attività legate all’amministrazione dello stato e che per questo dovevano rimanere segrete, cioè accessibili solo a pochissime fidate persone, tanto che neppure il Doge vi aveva accesso.
Tra queste stanze vi era quella del Notaio Ducale, del Deputato alla Segreta del Consiglio dei Dieci, l’ufficio del Cancellier Grande e la bellissima Sala della Cancelleria Segreta. Tra le stanze “segrete” non poteva mancare la suggestiva e inquietante Stanza della Tortura, detta anche Camera del Tormento. Qui una grossa corda appesa al soffitto ci ricordava, come ha avuto modo di spiegare anche la guida, che durante gli interrogatori lo strumento di “persuasione” più adottato era appunto la corda, alla quale l’imputato veniva appeso. Per l’epoca però questo strumento di tortura veniva considerato piuttosto mite, in confronto ad altri metodi normalmente praticati altrove, senza contare che a partire dalla metà del 600 la tortura a Venezia venne progressivamente abbandonata.
Dalla sala della tortura siamo quindi passati alla zona dei Piombi, dove abbiamo visitato le celle nelle quali era rinchiuso Giacomo Casanova. Qui la guida ci ha raccontato la storia della sua rocambolesca nonché molto astuta fuga, tanto astuta da farlo uscire dal Palazzo addirittura dalla porta principale!
Dai Piombi siamo passati alla Sala degli Inquisitori (temutissimi e potentissimi magistrati), nella quale si trovano, sul soffitto, splendide opere del Tintoretto eseguite tra il 1566 e 1567; dipinti che il Casanova ha rischiato di deturpare o addirittura distruggere, avendo in un primo momento iniziato a praticare un foro nel pavimento della sua prima cella, proprio sopra al soffitto della Sala degli Inquisitori! Fortunatamente la guardia l’aveva scoperto (ma non denunciato) e l’aveva spostato nell’altra cella, da cui è poi riuscito a evadere attraverso il tetto.
Finita la visita, un po’ di shopping non poteva certo mancare, che ci ha permesso di acquistare le maschere artigianali ed altri souvenir veneziani.
Finalmente, alla sera, dopo esserci messi tutti in ghingheri, ci siamo recati alla cena di gala all’Hotel Monaco & Grand Canal, un antico palazzo veneziano davvero stupendo, trasportati da lussuosi e comodi taxi (due per l'intero gruppo). Tra l’altro nella hall abbiamo incontrato Edwige Fenech.
Al primo piano ci attendeva una splendida sala affrescata tutta per noi, una tavola imbandita pensate: con tutti i colori del Rotary (davvero commovente), con i petali blu e gialli distesi sul tavolo ed un menù superbo: tutto era perfetto!
Inutile dire che la cena si è svolta in un clima di grande gioia e continue risate: ci siamo scambiati le impressioni della giornata, ci siamo congratulati con il Presidente Cristina per la scelta della meta e del programma, e abbiamo soprattutto ringraziato Luca e Valentina per la preziosa opera organizzativa, sicuramente non semplice.
Abbiamo poi appurato che il più piccolo del gruppo, Mattia (nipote di Gianni Bertani), era stato il più attento e il più curioso durante la visita guidata alle segrete del Palazzo Ducale, tanto da ricordarsi tutto. E bravo Mattia!
Siamo rientrati in albergo, mentre alcuni di noi, tra cui il Presidente, hanno continuato la nottata sfidando la sorte al Casinò: non ci è dato sapere l'esito delle giocate, ma, considerate le occhiaie del giorno dopo, non devono avere dormito molto.
Mattino della domenica: visita guidata alla Collezione privata Peggy Guggenheim, recentissimamente arricchita di ulteriori 83 preziose opere donate dalla collezionista americana H. Schulhof e dal marito R.B. Shulhof. Il museo è tra i più importanti in Italia per l’esposizione di opere d’arte moderna, sia europea che americana, della prima metà del novecento.
La nostra guida, anche questa volta molto preparata e competente, ci ha fornito preziose spiegazioni sulle opere osservate, raccontato aneddoti ad esse collegati e svelato storie particolari relative alle opere e ai loro autori.
Terminata la visita, siamo andati in una tipica trattoria veneziana, situata nella zona del vecchio ghetto ebraico, quartiere suggestivo e affascinante, poco frequentato dai turisti ma prevalentemente da veneziani, tanto da averlo scelto come luogo preferito per la “movida” veneziana. Il pranzo, a base di pesce freschissimo, è stato ottimo.
Ritirati i bagagli dall’albergo, abbiamo ripreso il treno per Reggio.
Forse un po’ stanchi, ma decisamente felici, abbiamo fatto il viaggio a ritroso verso casa, scambiandoci impressioni e riflessioni, del tutto soddisfatti per una gita davvero riuscita.
Doverosi quindi i ringraziamenti: in primis al Presidente Cristina, e poi al tesoriere Massimo, a Valentina e a Luca e a tutti coloro che si sono adoperati per la perfetta riuscita di questa iniziativa, che ha contribuito a rafforzare i legami di amicizia e condivisione tra i soci del nostro Club.
Da parte mia devo dire che l’esperienza mi ha soddisfatto completamente, sia dal punto culturale, sia, e soprattutto, dal punto di vista del rapporto umano con gli altri soci. Ancora una volta, e ancora di più, questa esperienza mi ha fatto apprezzare il calore e la sincera amicizia con cui sono stata accolta nel club.
Perciò non posso che associarmi alla domanda che ha fatto Mattia mentre stavamo tornando a Reggio: “Quando ne facciamo un’altra?”.
M. Carmen Consolini

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