Torna all’antico splendore l’altare della Madonna della Neve.Correvano gli anni sessanta, quando “i soliti ignoti”, penetrati nottetempo nell’Oratorio della Madonna della Neve di Cavola, asportarono le sei formelle intagliate che decoravano il basamento dell’ancona dell’altare , oltre alle due cariatidi e al festone sotto la pala della Madonna.. La struttura nel suo complesso era ed è considerata il capolavoro di Francesco Domenico Ceccati.
La famiglia Ceccati, scultori , per tradizione, del legno e della pietra, ha lasciato nelle nostre montagne un numero considerevole di tesori d’arte, sparsi nelle varie parrocchie.
Originari di Stiano di Corneto, nell’alta Valle del Secchia, furono attivi in varie località dell’Appennino Reggiano e Modenese, ed anche nel versante toscano, per circa due secoli, dai primi del ‘600 alla fine del ‘700. Capostipite fu Domenico, nato nel ‘500 e morto nel 1624, a lui sono attribuite alcune opere in pietra ma si da per certo che intagliasse anche il legno.
Suo figlio Antonio nacque nel 1607 e morì nel 1686.
Sua opera principale il campanile di Corneto e il portale della chiesa di S. Martino. Altre opere di rilievo, il ciborio della parrocchiale di Cavola, oltre a diversi intagli lignei nelle chiese di S. Martino di Corneto, di S. Vitale di Carpiteti, a Giandeto, ecc. Suo è anche il disegno dell’ancona della Vergine nella parrocchiale di Massa.
Francesco Domenico, figlio di Antonio, visse tra il 1642 e il 1714, e fu sicuramente il più famoso dei Ceccati, e le sue opere sono le più numerose e diffuse anche in territorio extraprovinciale. Ebbe sette figli, dei quali solo Giuseppe Antonio continuò l’opera paterna.
Altro punto di forza della tradizione dei Ceccati fu Michele Vignaioli di Toano (1665 – 1733), figlio di Maria Ceccati, sorella di Francesco Domenico
Tornando al nostro altare, la cui mutilazione, per quasi mezzo secolo, ha rappresentato “ un peso sullo stomaco” per appassionati e studiosi, ha finalmente smesso di essere tale, per il magistrale intervento di restauro operato da Clodomiro Borgonovi di Cavola, l’unico intagliatore ritenuto all’altezza di tanto compito. Questo artista è nato e cresciuto nella zona dei Ceccati e possiamo considerarlo , a buon diritto, il legittimo continuatore della loro arte. L’unica richiesta che la sovrintendenza alle BB.AA. gli ha fatto, è stata quella di usare un legno di colore leggermente diverso per potere distinguere l’intervento di restauro dal complesso originale (fatto questo da considerare come grande manifestazione di stima nei confronti delle potenzialità dell’artista).
La cosa più importante resta il fatto che ora questo capolavoro della nostra storia dell’Arte, possa essere di nuovo ammirato come era al tempo dei Ceccati
Una giusta menzione va fatta a chi ha offerto alla parrocchia di Cavola i mezzi che hanno permesso questo prodigioso recupero.
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Una delle formelle, più le due cariatidi ed il festone si devono all’intervento della ditta Arte del Legno dei fratelli Borgonovi, di altre due formelle si è fatto carico il Rotary Reggio E. Val di Secchia, per le restanti formelle i signori Claudio Campani di Reggio e il signor Silvio Scalabrini di Cavola, si sono accollati l’onere.
Questa nota di merito va letta in un’ottica del “fai e fai sapere”, non solo per una sterile “captatio benevolentiae” ma per stimolare l’eventuale emulazione di chi può e sarebbe disponibile a spendere in realizzazioni di pubblico interesse, ma non sa come. Si sappia che il nostro territorio è ricco di tesori d’arte, che purtroppo stanno andando in malora, dei quali si sa poco o nulla, ma che con buona volontà e un po’ di soldi, si possono ancora salvare.
Emanuele Filini